Petizione integrale
OGGETTO:
Richiesta al Sindaco e al Comune di Roma perché sia resa giustizia a un giovane
cittadino romano barbaramente assassinato, e se ne perpetui il ricordo
attraverso iniziative di pubblico rilievo e interesse.
* * *
PERMESSO:
-
che il giorno 17 febbraio 2014 all’ora2,30 ca. nel luogo di Via del Gianicolo,
28 al cittadino Carlo Macro era inferta da Joseph White Clifford, di
nazionalità indiana, con un corpo contundente, una ferita al cuore che lo
avrebbe condotto dopo pochi minuti alla morte;
-
che le circostanze oggettive del delitto sono state le seguenti. Carlo Macro,
insieme al fratello Francesco, tornando da un concerto musicale e dopo avere
accompagnato a domicilio un loro amico, per un impellente
bisogno fisiologico, fermano la loro automobile in un punto appartato di Via Garibaldi e
scendono recandosi a ridosso degli
anfratti in pietra prospicienti il parco naturale di lato alla strada. Nel brevissimo
tempo della fermata (meno di un minuto) appare il Clifford, rivelatosi
inopinatamente dimorante abituale nella rouolotte, priva di trazione e targa, in evidente stato
di abbandono, appoggiata in uno dei parcheggi a pagamento dislocati nella zona,
il quale, sceso dalla roulotte, di prima intenzione, colpisce Carlo con un
cacciavite. Francesco, il fratello, non si accorge dell’accaduto, vede
soltanto un uomo dinnanzi al fratello e,
temendo il peggio, si avvicina a lui e lo aiuta a rientrare in macchina. Dopo
pochi metri, Carlo sviene e non si riprende più. Si capirà dall’indagine
autoptica ordinata dal magistrato inquirente che il colpo inferto con precisione e forza
gli aveva trafitto il cuore causando immediatamente l’arresto del flusso sanguigno
e quindi il decesso.
-
che, sia detto con chiarezza, urinare in
piena notte, addossato a un muro di pietra in un anfratto che avrebbe dovuto
essere, per legge, completamente isolato, non può ritenersi atto di
maleducazione o peggio ancora disturbo
della quiete pubblica ed, ancora, nell’accaduto non c’è stato nessuno alterco e nessuna colluttazione ma soltanto la
decisione repentina del Clifford di colpire Carlo con le modalità descritte.
-
che, conseguentemente questo delitto si caratterizza come un omicidio
volontario privo di movente correlato alla vittima (in precedenza e
nell’immediatezza dell’evento delittuoso), e che il movente vada piuttosto
ricercato nel nesso inscindibile tra condizioni psicologiche soggettive e
condizioni ambientali oggettive dell’omicida;
- che,
pertanto, nella vicenda assumono particolare rilievo le condizioni ambientali,
caratterizzate dalla prolungata permanenza abitativa del soggetto in questione
all’interno di un mezzo mobile di pernottamento privo di trazione (caravan) sul
ciglio di una strada del centro storico, in area non attrezzata al campeggio e
priva di servizi essenziali, e pertanto in una situazione non autorizzata e
illegale (come riscontrabile dalla legge urbanistica, dal nuovo codice della
strada, dalla "Direttiva sulla corretta ed uniforme
applicazione delle norme del codice della strada in materia di segnaletica e
criteri per l'installazione e la manutenzione, da qualsiasi regolamento
regionale, ma soprattutto per la legge sull’urbanistica: La realizzazione di
strutture mobili è espressamente disciplinata dal legislatore statale, che,
all'art. 3 (L) del d.P.R. n. 380 del 2001, qualificando come «interventi di
nuova costruzione» gli interventi di trasformazione edilizia e urbanistica del
territorio, specifica, al punto e.5), che, comunque devono considerarsi tali
«l'installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di
qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, che
siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi,
magazzini e simili, e che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente
temporanee».
La realizzazione di tali interventi è subordinata al conseguimento di
specifico titolo abilitativo costituito dal permesso di costruire (salve le
ipotesi in cui è prevista la denuncia inizio attività; confronta artt. 10 e
22).
-
che come emerso da diverse inchieste pubblicate dopo l’omicidio (vedasi
articoli de Il Messaggero, La Repubblica, Il Tempo, et alii.) la situazione
abitativa dell’omicida pare non fosse un caso isolato, bensì fenomeno diffuso a
Roma e favorito da pratiche di assistenza sociale a indigenti e senza fissa
dimora;
-
che, come nel caso del caravan dell’omicida, parte di questi mezzi mobili
diffusi nelle strade della capitale siano stati procurati e, a quanto pare,
gestiti, dall’Istituto Sant’Egidio.
-
che tale complessivo fenomeno, la proliferazione di autocaravan e caravan in
condizione di sosta e campeggio non autorizzati abbia generato un cono d’ombra
nella legalità generale all’interno del quale pare si siano riscontrati casi di
racket, prostituzione, ma anche determinandosi condizioni di vita indegne che
coinvolgano anche attualmente persone non del tutto autosufficiente, tra cui
donne anziane.
-
che l’emergenza abitativa e la carenza di risposte alla stessa, siano esse di
prima accoglienza o di edilizia sociale, non giustifica affatto la collocazione
di cittadini, talvolta anche affetti da patologie fisiche e psichiche, o con
precedenti penali, da parte di strutture pubbliche o private che siano, in
condizioni abitative indegne e illegali.
-
che infine questo genere di assistenza determinando condizioni abitative
indegne e situazioni di illegalità diffusa diventano un fattore di insicurezza
per i cittadini, oltre che di deterioramento dei gia problematici processi di
integrazione interetnica, faticosa tendenze e comportamenti di pura reazione al
fenomeno
-
che pertanto il delitto di Carlo Macro non è frutto di una mera e imponderabile
fatalità, bensì certamente connesso a una complessiva realtà dettata anche da
carenza di controlli e da politiche sociali inadeguate.
:
CHIEDONO
al sindaco, affinché contribuisca in ogni modo
a fare giustizia facendo emergere la verità su queste concause, e affinché sia
garantito il ricordo e risarcita in piccola parte la terribile morte con un
intervento a favore di tutti i cittadini
-
di dichiarare pubblicamente il proprio cordoglio per la morte di Carlo Macro,
proclamando una giornata di lutto cittadino, come è avvenuto in passato per
analoghe tragedie.
-
di riconoscere una corresponsabilità del comune, nel caso essa sussista, o in
caso contrario di costituirsi parte civile a favore della famiglia.
-
di rendere noti tutti gli esposti e i procedimenti legali che il comune ha
subito per la permanenza illegale di caravan o autocaravan nel territorio del
Comune di Roma.
-
di chiedere all’avvocatura di rendere note tutte le norme che disciplinano la
questione
-
di chiedere formalmente a forze di polizia stradale e vigili urbani le ragioni
per cui sono state tollerate queste situazioni, e quante siano state le
sanzioni e gli interventi negli ultimi anni
- di
rendere noti atti e dispositivi che abbiano determinato agevolazioni,
concessioni, sovvenzioni da parte del Comune o di altri enti pubblici al
Sant’Egidio o ad analoghi enti e associazioni di assistenza sociale per
iniziative volte all’acquisto, all’insediamento e mantenimento di caravan e
autocaravan a scopo abitativo nel territorio del
Comune
Roma;
-
di rendere noti gli atti e i risultati del tavolo tecnico istituito dal comune
sulla questione di autocaravan e caravan abitati nelle strade della città, al
quale a quanto pare stanno prendendo parte gli assessori alle politiche
sociali, alla mobilità, il comandante dei vigili urbani, la presidente della
commissione alle politiche sociali, esponenti del gabinetto del sindaco e un
rappresentante del vicesindaco.
-
che al di la degli esiti del tavolo tecnico sia cancellata questa forma di
assistenza
-
che sia apposta una targa commemorativa dal comune nel luogo del delitto e che
sia intitolata alla vittima la strada in cui è avvenuto
-
che infine favorisca, adoperandosi per la concessione dei relativi permessi, il
progetto di nuovo arredo urbano della piazza di san pietro in vincoli, che,
dedicato alla memoria di Carlo e presentato tramite il municipio I al
dipartimento di attuazione urbanistica dalla neonata associazione di parenti e
amici di Carlo Macro, preveda la presenza di un albero e di un ambito verde da
affidare in gestione all’associazione medesima nel luogo in cui abitava la
vittima e attualmente ancora abita sua madre.
Ai
sottoscritti sta particolarmente a cuore l’ultimo punto, in quanto un gesto di
cura verso uno dei luoghi più belli della città converta in qualcosa di
benefico la terribile assenza della meravigliosa persona che era Carlo, e che
questo gesto di cura del territorio rappresenti simbolicamente l’inizio di
quella cura dei territori e delle persone che possa impedire in futuro
consimili sofferenze per i cittadini.
Infatti
i parenti e amici di Carlo hanno ritenuto di condurre in suo nome questa azione
prprio al fine di contrastare la realtà senza la quale Carlo sarebbe ancora
vivo, cioè la realtà di abbandono sociale e degrado territoriale che, combinata
con cattive politiche, rende la nostra città ingiusta e invivibile. Convinti di
adoperarci per un fine a lei comune.
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