Lettera aperta al dott. Riccardi




Egregio dott. Riccardi  
Mi chiamo Giuliana Bramonti, sono la madre di Carlo Macro, il ragazzo romano ucciso lo scorso febbraio per futili motivi da un clochard assistito dalla Comunità  da Lei fondata.  Sono anche la presidente dell’Associazione che porta il nome di mio figlio, fondata all’indomani della tragedia subita,  dedicata alla diffusione della cultura della Legalità,  elemento che riteniamo la precondizione di qualsiasi attività di buona politica.
Le scrivo per sollecitare un Suo intervento affinché  sia  interrotto  il sistema “ assistenziale “ praticato e tuttora rivendicato dalla Comunità di S. Egidio  in flagrante contrasto con la Legalità.   Si tratta del  sistema di assistere le persone bisognose alloggiandole in roulotte abusive disseminate in diversi  punti della città, in spregio a tutte le norme in materia urbanistica, stradale, penale e del buon senso.
Una pratica che nella realtà dei fatti osservabili e documentabili si è dimostrata, oltre che illecita e illegale, inadeguata e pericolosa.   Inadeguata   perché, anziché rimuovere le cause dell’indigenza e dell’emarginazione, costringe gli “assistiti “ a vivere in modo indecoroso, al freddo in inverno, al caldo in estate, senza acqua, senza luce, senza bagni, senza il minimo igiene, dunque senza i minimi confort di cui abbiamo tutti bisogno.   Pericolosa  perché,  in barba  ad ogni forma di  legalità, costringe le persone  “assistite” ( talvolta anche malati e pregiudicati) ai margini della società, in balia di qualsiasi male intenzionato, obiettivo e manovalanza di ogni tipo di attività malavitosa.
Tali modalità assistenziali, solo ipocritamente possono essere ricondotte alla carità cristiana e ad altri nobili intenti che, personalmente ritengo giusto salvaguardare, ma ad una condizione :  che rispettino le regole  che organizzano la nostra società alle quali siamo tutti soggetti, che non procurino danni al vivere civile e soprattutto che non siano causa di violenza e di morte, come è stato per mio figlio Carlo, ucciso, Le ricordo, da un clochard con gravissimi precedenti penali che, guarda caso, viveva in una di queste roulotte messagli a disposizione proprio dalla Comunità da Lei fondata.
Sembra, però, che ai dirigenti della Comunità siano sfuggite le nefaste conseguenze di quelle modalità assistenziali, tanto da continuare a sponsorizzare apertamente l’alloggiamento in roulotte, elencandolo sul proprio sito web istituzionale come uno dei sistemi ordinari  di intervento.  Tale modalità  ha già fatto molti danni  sia agli “assistiti “ che a vari cittadini. Ha dimenticato, la Comunità,  la morte a febbraio scorso di una giovane vita  e la distruzione dell’esistenza serena di una famiglia ??.   Leggo sul Messaggero del 28.09 u.s., , che essi chiedono ancora con forza di mantenere quelle roulotte quale alloggio per le persone bisognose, e qualche giorno prima, addirittura, protestavano avverso la doverosa e purtroppo tardiva azione dell’Amministrazione capitolina tesa a rimuovere quelle roulotte e il degrado che ne deriva.
Di  fronte a tali sconcertanti  circostanze non posso fare a meno di  domandarLe :  con quale coscienza civile, e  con quale carità cristiana la Comunità  di Sant’ Egidio continua  ostinatamente  a  utilizzare quel sistema   ???  Nessuno vuole mettere in maggiori difficoltà persone già in grave stato di bisogno, ma offrire loro quel tipo di soluzione è stato un gravissimo errore del quale la Comunità non può sentirsi esclusa dal dovere di ripararvi.  Invece di far finta di niente come ha fatto fino ad ora, ed irresponsabilmente nel caso dell’uccisione di mio figlio, Le chiedo : perché la Comunità non si prende la responsabilità  delle proprie azioni ??? Ad esempio, perché non ospita le persone che da tanti anni mette in quelle roulotte nelle  sue innumerevoli  strutture  ricevute  in donazione proprio per queste finalità ???  
  Non devo ripetere a Lei che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.
Aspetto le Sue risposte, salutandola distintamente.                                                      Giuliana Bramonti

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