domenica 12 ottobre 2014
Lettera aperta al dott. Riccardi
Mi chiamo Giuliana Bramonti, sono la madre di Carlo Macro,
il ragazzo romano ucciso lo scorso febbraio per futili motivi da un clochard
assistito dalla Comunità da Lei fondata. Sono anche la presidente dell’Associazione
che porta il nome di mio figlio, fondata all’indomani della tragedia
subita, dedicata alla diffusione della
cultura della Legalità, elemento che
riteniamo la precondizione di qualsiasi attività di buona politica.
Le scrivo per sollecitare un Suo intervento affinché sia interrotto
il sistema “ assistenziale “ praticato e
tuttora rivendicato dalla Comunità di S. Egidio
in flagrante contrasto con la Legalità.
Si tratta del sistema di
assistere le persone bisognose alloggiandole in roulotte abusive disseminate in
diversi punti della città, in spregio a
tutte le norme in materia urbanistica, stradale, penale e del buon senso.
Una pratica che nella realtà dei fatti osservabili e
documentabili si è dimostrata, oltre che illecita e illegale, inadeguata e
pericolosa. Inadeguata perché, anziché rimuovere le cause
dell’indigenza e dell’emarginazione, costringe gli “assistiti “ a vivere in
modo indecoroso, al freddo in inverno, al caldo in estate, senza acqua, senza
luce, senza bagni, senza il minimo igiene, dunque senza i minimi confort di cui
abbiamo tutti bisogno. Pericolosa perché,
in barba ad ogni forma di legalità, costringe le persone “assistite” ( talvolta anche malati e
pregiudicati) ai margini della società, in balia di qualsiasi male intenzionato,
obiettivo e manovalanza di ogni tipo di attività malavitosa.
Tali modalità assistenziali, solo ipocritamente possono
essere ricondotte alla carità cristiana e ad altri nobili intenti che,
personalmente ritengo giusto salvaguardare, ma ad una condizione : che rispettino le regole che organizzano la nostra società alle quali
siamo tutti soggetti, che non procurino danni al vivere civile e soprattutto
che non siano causa di violenza e di morte, come è stato per mio figlio Carlo,
ucciso, Le ricordo, da un clochard con gravissimi precedenti penali che, guarda
caso, viveva in una di queste roulotte messagli a disposizione proprio dalla
Comunità da Lei fondata.
Sembra, però, che ai dirigenti della Comunità siano sfuggite
le nefaste conseguenze di quelle modalità assistenziali, tanto da continuare a
sponsorizzare apertamente l’alloggiamento in roulotte, elencandolo sul proprio
sito web istituzionale come uno dei sistemi ordinari di intervento. Tale modalità ha già fatto molti danni sia agli “assistiti “ che a vari cittadini.
Ha dimenticato, la Comunità, la morte a
febbraio scorso di una giovane vita e la
distruzione dell’esistenza serena di una famiglia ??. Leggo sul Messaggero del 28.09 u.s., , che
essi chiedono ancora con forza di mantenere quelle roulotte quale alloggio per
le persone bisognose, e qualche giorno prima, addirittura, protestavano avverso
la doverosa e purtroppo tardiva azione dell’Amministrazione capitolina tesa a
rimuovere quelle roulotte e il degrado che ne deriva.
Di fronte a tali sconcertanti
circostanze non posso fare a meno di domandarLe :
con quale coscienza civile, e con
quale carità cristiana la Comunità di Sant’
Egidio continua ostinatamente a
utilizzare quel sistema ??? Nessuno vuole mettere in maggiori difficoltà
persone già in grave stato di bisogno, ma offrire loro quel tipo di soluzione è
stato un gravissimo errore del quale la Comunità non può sentirsi esclusa dal
dovere di ripararvi. Invece di far finta
di niente come ha fatto fino ad ora, ed irresponsabilmente nel caso dell’uccisione
di mio figlio, Le chiedo : perché la Comunità non si prende la responsabilità delle proprie azioni ??? Ad esempio, perché
non ospita le persone che da tanti anni mette in quelle roulotte nelle sue innumerevoli strutture ricevute in donazione proprio per queste finalità ???
Non devo ripetere a
Lei che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.
Aspetto le Sue risposte, salutandola distintamente. Giuliana Bramonti
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