Da Il Messaggero, "mio figlio non ha prezzo"

La meravogliosa vista di Roma dal Gianicolo, purtroppo non è tutto ro cio`che luccica


Tratto da: Il Messaggero on line, articolo di Maria Lombardi
 
Un cacciavite nel petto, Carlo Macro è morto a 33 anni senza capire perché. Joseph White Clifford, un indiano di 57 anni che viveva in una roulotte al Gianicolo, l'ha ucciso per la musica dello stereo, «volevo stare in pace», e quella macchina parcheggiata a pochi metri dal suo letto lo disturbava. Tutta qui, la banalità del male.
Era la notte del 17 febbraio scorso. «Un fatto così incredibile ti atterra o ti dà la spinta per fare qualcosa per gli altri», Giuliana Bramonti, la mamma di Carlo, ha pianto e lottato. E piange ancora, ci sono parole a cui non ci si abitua e ogni volta è l'identico dolore.

L'amministrazione vi aiuterà nelle spese legali.
«Mio figlio non me lo restituisce nessuno e se dovessi chiedere dei soldi non c'è somma che potrei immaginare. Mio figlio non ha prezzo. Ma ringrazio l'amministrazione capitolina per la delibera con cui si è deciso di dedicare una targa a Carlo, la ringrazio per l'albero e soprattutto per l'intenzione di rimuovere le roulotte che rappresentano un pericolo per chi ci abita e per tutti gli altri. Grazie a nome dell'associazione ”Carlo Macro per la cultura della legalità” che ho fondato con l'aiuto degli amici di mio figlio e adesso può contare su un migliaio di iscritti e sul sostegno di tante persone. Mi incontrano per strada e mi dicono: vada avanti, signora, siamo con lei».

È stata accolta anche il vostro appello a rimuovere le ruolotte. Sarà soddisfatta?
«Mio figlio è stato ucciso da un pluricondannato che aveva già tentato di ammazzare un'altra persona e aveva vari procedimenti penali sulle spalle. Quella roulotte non doveva stare lì e quell'uomo non doveva stare in Italia, era privo di permesso di soggiorno, era pericoloso e si sapeva. Mi lascia perplessa il comportamento di chi, a cominciare dalla Comunità di Sant'Egidio, si oppone o cerca di rallentare lo sgombero delle roulotte, davvero non lo capisco e mi addolora».

Cosa chiede adesso?
«Ringrazio l'amministrazione per i diecimila euro che mi sono stati destinati per il pagamento delle spese legali. Grazie di cuore. Anche se so bene che quei soldi basteranno per affrontare le spese del processo di primo grado e niente più. Tutte le altre ricadranno sulla mia famiglia, dall'imputato non avremo mai nulla. Non chiedo niente, vorrei solo essere trattata come la famiglia di Marta Russo, in quel caso l'assistenza legale fu totale. Ho già perso un figlio. Adesso se dovessi spendere tanti soldi per affrontare il processo mi sentirei veramente discriminata. Carlo è stato ucciso per mancanza di legalità».

Cosa pensa del piano del Comune?
«Arriva tardi, Se avessero tolto quella roulotte tutto questo non sarebbe successo. E speriamo che facciano in tempo, che ne sgomberino altre prima che ci siano nuove vittime. Non si può continuare a disseminare la città di mine. I poveri in strada diventano ancora più poveri. Non posso pensare che gli amici di mio figlio escono la sera e non si sa se riescono a tornare. Come è successo a Carlo».
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Domenica 28 Settembre 2014,

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